Gli cnidari sono organismi molto semplici con dimensioni molto variabili: dagli cnidari minori, che difficilmente possono essere individuati a occhio nudo, agli cnidari di grandi dimensioni, che possono raggiungere circa 2,5 m di diametro.
Una delle caratteristiche peculiari degli cnidari è rappresentata dalla presenza degli cnidociti, cellule specializzate contenenti i nematocisti, in grado di iniettare tossine nei tessuti delle prede. Grazie ai nematocisti, gli cnidari sono in grado di catturare prede di grandi dimensioni paralizzandole: tuttavia il veleno che iniettano è raramente letale (solo una specie tropicale dell’Oceano Pacifico, appartenente al genere Chironex, può provocare avvelenamenti letali per l’uomo). Gli cnidari, una volta catturata e immobilizzata la preda, la trasportano, utilizzando i tentacoli, verso la bocca, la quale si apre in un comparto, la cavità gastrovascolare, con funzione digestiva, circolatoria e respiratoria.
Il ciclo vitale degli cnidari si compone di due fasi: lo stadio corrispondente al polipo, caratterizzato da un organismo di forma cilindrica, ancorato al substrato tramite una porzione basale (individui asessuati); lo stadio corrispondente alla medusa, caratterizzato da organismi liberi, sessualmente differenziati e in grado di nuotare attivamente. La differenza sostanziale tra la fase polipoide e quella medusoide sta nella presenza della mesoglea, uno strato gelatinoso: nei polipi, la mesoglea è abbastanza sottile, mentre nelle meduse rappresenta la parte prevalente della massa dell’animale.
Gli cnidari si dividono in:
– idrozoi = organismi adattati all’acqua dolce; la fase polipoide di norma prevale, ma alcune specie si presentano solo in forma polipoide e altre solo in forma medusoide
– scifozoi = organismi adattati all’ambiente marino comprendenti le forme medusoide di maggiori dimensioni, che raggiungono circa 2,5 m di diametro
– antozoi = organismi adattati all’ambiente marino comprendenti anemoni di mare e coralli
– cubozoi = di dimensioni enormi e letali
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