delfino morto
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Un dato allarmante ho letto su Ansa.it: da gennaio ad oggi sono morti in Italia 45 delfini. Dato allarmante perché in media in un anno in Italia muoiono 4 o 5 delfini. L’ultimo esemplare morto è stato trovato a Civitavecchia e il Ministero dell’Ambiente han aperto una inchiesta.

Il delfino in questione era una Stenella coeruleoalba, un mammifero marino incluso nel raggruppamento dei Cetacei Odontoceti, muniti di denti che vengono impiegati per procacciarsi il cibo. La stenella è caratterizzata dalla presenza sui lati del corpo di strisce colorate in modo differente tra loro.

L’esemplare era un cucciolo femmina di circa un anno di età ed era stato recuperato da un biologo marino in quanto stava veramente male. Il recupero della stenella è stata la sua fine: le stenelle sono la specie di delfino che subisce lo shock di recupero più di qualunque altra specie.

Le ipotesi sulla malattia sono essenzialmente due: la presenza di una malattia virale e letale che si trasmette da un esemplare all’altro oppure la presenza di un batterio nell’ambiente che ha provocato questa strage.

”La morte anche di un solo delfino, se non avvenuta per cause naturali, rappresenta una perdita intollerabile” ha commentato il presidente di Marevivo, Rosalba Giugni (da Ansa).

Per quale motivo rappresenterebbe una perdita intollerabile? Sia se muore un individuo che se ne muoiono 30 o 50, il problema è lo stesso: la perdita della biodiversità. Se diminuisce la biodiversità vuol dire che sta aumentando l’inquinamento ambientale. 

L’aumento di inquinamento ambientale è la causa principale della morte non solo delle specie vegetali e animali, ma dell’essere umano: in Italia ogni anno muoiono dodicimila persone e nel mondo un milione e trecentomila per l’inquinamento atmosferico. 

Bisogna tutelare la biodiversità animale e vegetale sul nostro pianeta se volgiamo tutelare noi  stessi. 

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Di aletave

Dottore in Scienze Naturali, copywriter e blogger.

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