Oggi ti porterò alla scoperta di alcune famiglie di piante Angiosperme, ovvero piante che sono provviste di un ovulo protetto da un ovario, a differenza delle Gimnosperme, che sono sprovvisti di un ovario che protegge l’ovulo.
Solanaceae
Importante famiglia con 2300 specie in prevalenza erbacee alle nostre latitudini (legnose ai tropici) con diffusione centrata sul continente americano, da dove molte di esse sono state importate in Europa intenzionalmente o accidentalmente. Presentano foglie semplici o pennato-composte, sparse e prive di stipole. Fiori solitari o in cime, ermafroditi, attinomorfi o debolmente zigomorfi a 5 elementi; calice generalmente dialisepalo, corolla gamopetala, imbutiforme, campanulata o anche rotata; stami 5, epicorollini; ovario supero bicarpellare, biloculare provvisto di stilo e stimma bifido. La formula fiorale più frequente è: * K5 [C(5) A5] G(2). Il frutto è una capsula o una bacca.
Gli appartenenti a questa famiglia producono una vasta gamma di alcaloidi che rivestono grande interesse sistematico in quanto la loro distribuzione all’interno dei generi risulta correlata con le caratteristiche morfologiche. Appartengono a questa famiglia numerose specie d’interesse officinale come la belladonna (Atropa belladonna), lo stramonio (Datura stramonium), il giusquiamo (Hyosciamus albus e H. niger). Ugualmente noti i generi Nicotiana (tabacco), e Solanum, al quale appartengono specie coltivate a scopo alimentare come la patata (S. tuberosum) di origine sudamericana e la melanzana (S. melongena). Largamente entrati nelle abitudini alimentari delle genti mediterranee risultano ancora il pomodoro (Lycopersicum esculentum) e il peperone (Capsicum annuum), entrambi di derivazione sudamericana. Il genere Petunia ha dato luogo a numerose varietà frequentemente coltivate a scopo ornamentale.
Boraginaceae
Piccola famiglia in cui i generi sono spesso di difficile distinzione a causa dei caratteri poco evidenti. Si tratta di piante erbacee (ai tropici anche legnose), annue o perenni, spesso ispide, a foglie semplici, sparse, prive di stipole. I fiori sono portati in caratteristiche cime scorpioidi, solitamente appaiate. Il fiore è attinomorfo (raramente debolm. zigomorfo), ermafrodito e consta di un perianzio di 5 elementi solitamente concresciuti, 5 stami epicorollini e ovario supero bicarpellare, che a maturità diviene tetraloculare per lo sviluppo di falsi setti che a maturità determinano la formazione di 4 nucule monosperme. La formula fiorale è, di regola: * (¯) K(5) [C(5) A5] G(2).
Fra le boraginacee vi sono alcuni generi coltivati come il nontiscordardimè (Myosotis).
Scrophulariaceae
Famiglia cosmopolita, costituita da specie erbacee o suffruticose (solo una arborea), assai ricche di forme. Presentano fusto circolare, foglie semplici, sparse, opposte o verticillate, prive di stipole. I fiori sono riuniti in infiorescenze prevalentemente racemose o in pannocchie. I fiori sono ermafroditi, zigomorfi anche se talora debolmente, con calice gamosepalo a 4 o 5 elementi e corolla gamopetala di aspetto vario, da bilabiata (Rhinanthus, Melampyrum, Linaria) a tubulosa (Digitalis) o rotata (Verbascum) a 4 o 5 elementi, talora speronata (Linaria) o gozzuta alla base (Antirrhinum); stami più spesso 4, ma talora 5 (Verbascum) o 2 (Veronica), epicorollini. Ovario supero bicarpellare provvisto di uno stilo con stimma bifido.
La formula fiorale più generale è: ¯ (*) K(5) [C(5) A 5] G(2). In Veronica però si ha: ¯K(4) [C(4) A 2] G(2); ein Rhinanthus: ¯ K(4) [C(2) A 4] G(2).
Sul piano economico la famiglia ha importanza relativa solo per alcune piante ornamentali come la bocca di leone (Antirrhinum majus), le calceolarie (gen. Calceolaria) o alcune rappresentanti del genere americano Pentstemon. L’unico rappresentante arboreo, la paulovnia (Paulownia tomentosa) della Cina è frequentemente coltivata in parchi e giardini e talora inselvatichita. Piante officinali sono Digitalis lanata e D. purpurea produttrici di glucosidi cardiocinetici.
Lamiaceae
Si tratta di una famiglia che conta circa 3.200 specie e assai ricca di forme, che vanno dalle erbe annue agli arbusti o suffrutici, con gravitazione in regioni caldo-aride (Mediterraneo). Il nome linneano deriva loro dalla morfologia della corolla, quasi sempre foggiata a due labbri.
Le lamiacee si distinguono assai bene già dalle parti vegetative, essendo i loro fusti a sezione quadrangolare con foglie rigorosamente opposte e decussate (ciascuna coppia appare ruotata di 90° rispetto alla sottostante), semplici. Le parti erbacee sono per lo più aromatiche (ghiandole con oli eterei). Molto caratteristiche anche le infiorescenze, rappresentate da cime unipare o dicasiali ad asse fortemente raccorciato, tanto da far apparire i fiori pseudoverticillati. Le infiorescenze, solitamente chiamate verticillastri, sono portate all’ascella delle foglie superiori.
La morfologia fiorale appare quanto mai caratteristica nelle sue linee essenziali, con poche variazioni. I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, costituiti da calice gamosepalo a 5 elementi e corolla gamopetala suddivisa in due labbri, quello superiore derivante dalla fusione dei due elementi corollini superiori, mentre il labbro inferiore è prodotto dalla fusione dei restanti tre petali (questa origine è adombrata dalla frequente trilobatura del labbro inferiore). Eccezioni a questo modello sono rappresentati dalla corolla quasi attinomorfa e quadriloba dei gen. Mentha e Lavandula; in Ajuga invece il labbro superiore risulta appena accennato, mentre in Teucrium anche i due elementi superiori della corolla si fondono con il labbro inferiore. L’androceo è costituito tipicamente da 4 stami (due più lunghi degli altri, didinami) (solo 2 in Rosmarinus), che si prolungano al di sotto del labbro superiore e talora sporgenti. Il gineceo presenta un ovario bicarpellare quadriloculare, supero, provvisto di un lungo stilo che decorre fra gli stami al di sotto del labbro superiore facendone emergere il lungo stimma bifido. Il frutto è un tetrachenio, formato cioè da 4 acheni saldati alla base, derivanti dalla partizione dell’ovario in 4 elementi. La formula fiorale più comune è dunque¯ K(4) [C(4) A4] G(2)
Le lamiacee, per il loro contenuto in oli eterei, sono molto usate a scopo condimentario o essenzifero e rappresentano alcuni fra gli aromi più tipici della cucina mediterranea. Ricordiamo la maggiorana (Majorana hortensis), il basilico (Ocimum basilicum), il timo (gen. Thymus), la melissa (Melissa hortensis), l’origano (Origanum vulgare), l’issopo (Hyssopus officinalis), la lavanda (Lavandula angustifolia), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), la menta (gen. Mentha), la santoreggia (Satureja hortensis) e infine la salvia (Salvia officinalis), le cui virtù curative un tempo godevano di altissima reputazione. A questo proposito, un noto aforisma della Scuola Salernitana non lasciava dubbi: “Cur moriatur homo, cui Salvia crescit in horto?”.
Asteraceae
La famiglia conta circa 20.000 specie ed è pertanto una delle meglio rappresentate delle angiosperme. Il nome le deriva dal tipo d’infiorescenza (capolino) che, pur raggruppando un cospicuo numero di fiori assai minuti, simula nell’aspetto un singolo fiore. Si tratta per lo più di erbe (da annue a perenni) nelle regioni temperate, ma molte composite tropicali sono arborescenti, arbusti o suffrutici. Le foglie sono in genere sparse, talora opposte (Dahlia, Arnica), prive di stipole, con lamina più o meno incisa fino a composta. Frequenti le specie con foglie raccolte in rosetta basale. L’infiorescenza è tipicamente il capolino, costituito da un ricettacolo allargato, di forma più spesso conica, sul quale sono inseriti numerosi piccoli fiori circondati da un complesso di brattee periferiche simulante un calice. I singoli fiori possono essere accompagnati da brattee ascellanti (pagliette) o esserne privi. Il tipo fiorale è solitamente ermafrodito con calice spesso trasformato in organo di volo (pappo) e adatto alla disseminazione ad opera del vento, oppure provvisto di setole uncinate per favorire la disseminazione da parte degli animali. La corolla è gamopetala a 5 elementi e può presentare simmetria raggiata (corolla attinomorfa) nei cosiddetti fiori tubulosi o unilaterale (corolla zigomorfa) nei fiori ligulati (vedi sotto). L’androceo è costituito da 5 stami saldati per le antere in un manicotto che circonda lo stilo (stami sinanterici). Il gineceo presenta un ovario infero bicarpellare provvisto di uno stilo allungato e stimma bifido. La formula fiorale sarà diversa a seconda del tipo di simmetria:
¯ o* K (0) [C(5) A5] G(2). Il frutto è un achenio.
La presenza e la distribuzione dei due tipi fiorali sul capolino è importante carattere sistematico ed è alla base della suddivisione interna della famiglia in due grandi sottofamiglie facilmente identificabili:
l Asteroideae (Tubuliflorae), con capolini di soli fiori tubulosi o dei due tipi insieme, ma con fiori ligulati (solitamente pistilliferi o sterili) posti in periferia con funzione vessillare (fiori del raggio) e fiori tubulosi (ermafroditi) raccolti al centro (fiori del disco). In molti generi sono presenti dotti schizogeni contenenti sostanze resinose o aromatiche. Fra i generi più importanti ricordiamo: Aster, Achillea, Anthemis, Chrysanthemum, Matricaria, Arnica, con capolini a fiori ligulati e tubulosi; Carduus, Centaurea con soli fiori tubulosi, anche se quelli periferici spesso vistosamente allungati e sterili, con funzione vessillare. Da notare per la sua importanza economica il carciofo (Cynara cardunculus).
l Cichorioideae (Liguliflorae), con capolini di soli fiori lugulati; sono in genere piante dotate di canali laticiferi. Alcune di esse hanno importanza sul piano alimentare come insalate (Cichorium, Taraxacum, Lactuca) o per le radici commestibili (Scorzonera).
Liliaceae
4000 specie diffuse prevalentemente in regioni subtropicali; in maggioranza si tratta di erbe perenni dotate di organi di riserva sotterranei (bulbi, rizomi), con pochi esempi di suffrutici (Ruscus, Asparagus), liane (Smilax) o piante arborescenti (Dracaena). Foglie sparse o tutte basali, intere, senza stipole. Fiori ermafroditi attinomorfi, solitari (Tulipa) o riuniti in infiorescenze terminali di vario tipo (racemi, pannocchie, false ombrelle), con perigonio di 3+3 tepali poco differenziati, liberi o concresciuti in tubo. Androceo di 3+3 stami e ovario supero tricarpellare con 1-3 stili. Frutto più spesso una capsula (Lilium), ma anche bacca (Convallaria). La formula fiorale sarà pertanto: * P3+3 oppure (3+3) A3+3 G(3).
Sono liliacee alcune fra le più belle specie ornamentali, in particolare gigli (gen. Lilium), tulipani (Tulipa), giacinti (Hyacinthus), mughetti (Convallaria majalis), emerocallidi (Hemerocallis), scille (Urginea maritima, gen. Scilla), asfodeli (Asphodelus). Poche hanno importanza alimentare, fra queste gli asparagi (A.. officinalis), alcuni rappresentanti del genere Allium, come cipolla (A. cepa), aglio (A. sativum), scalogno (A. ascalonicum), porro (A. porrum) o infine il lampascione (Muscari comosum).
Graminaceae
Le poacee rappresentano una delle famiglie più evolute delle angiosperme, ricca di oltre 10000 specie largamente diffuse in molte regioni del globo, responsabili della costituzione delle praterie sia naturali che di origine antropica. Sono in massima parte erbe annue o perenni, solo eccezionalmente legnose (Bambusa, Phyllostachys) a foglie per lo più lineari, sparse o basali, prive di stipole, guainanti il fusto cavo (culmo), che risulta chiaramente articolato in nodi e internodi. All’ascella fogliare spesso è presente un’escrescenza membranosa incolore detta ligula. I fiori sono raccolti in infiorescenze spiciformi uni- o pluriflore dette spighette, ciascuna formata da un asse (rachilla) su cui sono inserite due brattee sterili (glume) all’interno delle quali sono portati i fiori veri e propri. Ciascuno di essi è zigomorfo e presenta una struttura assai semplice data da due altre brattee (glumette) al cui interno sono inseriti tre stami e un ovario supero unicarpellare con due lunghi stimmi piumosi. Lo schema precedente è soggetto a numerose variazioni, poichè i fiori possono essere unisessuati ovvero ermafroditi e unisessuati all’interno di un’unica spighetta; gli stami ridotti a 2 o 1; non mancano esempi di specie monoiche (Zea). Le singole spighette sono poi raccolte in infiorescenze composte di vario tipo, per lo più spighe e pannocchie. L’assenza di corolla è da correlarsi all’impollinazione, che nelle poacee è sempre affidata al vento (anemofila). Il frutto è una cariosside.
L’importanza economica della famiglia è enorme. Tutti i cosiddetti cereali, che sono alla base dell’alimentazione umana, sono poacee: il grano (gen. Triticum), il mais (Zea mays), l’avena (gen. Avena), l’orzo (gen. Hordeum), la segale (Secale cereale), il riso (Oryza sativa), il miglio (generi Milium, Panicum); una grande quantità dell’alimento verde e secco degli erbivori selvatici e domestici è costituito da poacee. Lo è anche la canna da zucchero (Saccharum officinale).
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