Ragazzi, qualcosa sullo squalo bianco dovevo scriverla! Come si vede dall’immagine del mio blog, il grande bianco è il mio animaletto preferito. Piccolino, curioso, simpatico. Sì, sì. Non saprei da dove iniziare. Avrei tante di quelle cose da scrivere! Secondo me, meglio iniziare dalle presentazioni.
Il suo nome scientifico è Carharodon carcharias, alias “squalo bianco”, appartiene alla grande Classe dei Condroitti, i famigerati pesci cartilaginei, i quali si differenziano dai cugini Osteitti in quanto possiedono cartilagine nel loro apparato scheletrico, rendendo più flessibile lo scheletro stesso. Ai pesci cartilaginei appartengono anche le razze e la chimera. Non mi permetto di entrare in merito alla classificazione per non creare scompiglio.
Distribuito in tutti i mari temperati del mondo, anche nel Mar Meditteraneo: la sua presenza è certa, ma i suoi avvistamenti sono rari. Di natura pelagica, cioè frequenta solitamente il mare aperto, anche se non mancano avvistamenti in prossimità delle coste.
Superpredatore posto ai vertici delle catene alimentari marine: ciò è dovuto ad alcune caratteristiche che lo contraddistinguono:
– Idrodinamicità, il corpo dello squalo bianco è ricoperto da scaglie placoidi (o dentelli dermici) che lo rendono idrodinamico;
– Colorazione, con la presenza della contro-tonalità lo squalo bianco è quasi invisibile nella massa d’acqua, in quanto possiede un ventre bianco (che se osservato dal basso lo fa confondere con la superficie chiara dell’acqua) e un dorso scuro (che se osservato dall’alto lo mimetizza bene con l’oscurità del fondale);
– Omeotermia, lo squalo bianco è a sangue caldo grazie ad un meccanismo di controllo della temperatura che gli permette di cacciare anche in acque fredde;
– Organi di senso, possiede sofisticati organi sensoriali, tra questi la una buona vista, grazie ad una serie cellule (tapetum lucidum), che aumentano l’intensità della luce in entrata;
– Denti, possiede denti triangolari e seghettati che permettono un morso più tagliente.
L’alimentazione? Va fatta una differenziazione tra la dieta di un giovane individuo, che si ciba preferibilmente di piccoli squali e pesci, e quella di un individuo adulto, che comprende nel suo spettro alimentare anche pinnipedi (foche etc…) e cetacei (delfini, balene etc…).
Vediamo un po’ la predazione verso i pinnipedi. In Sudafrica lo squalo bianco, nascondendosi in prossimità del fondale e spiando una possibile preda in superficie, fa uso di attacchi verticali accompagnati spesso da dei salti fuori dall’acqua (chiamati breach). Esistono, però, delle condizioni che consentono al Grande Squalo Bianco di sferrare un attacco verticale: sole basso sull’orizzonte – o meglio ancora – cielo coperto, onde brevi che generano minuscole bollicine in sospensione nell’acqua, fondale che presenta un ripido salto verticale che raggiunge una profondità di almeno 12 – 15 m. In California, invece, si affida al dissanguamento (o exsanguination), cioè afferra la preda, la rigetta e aspetta che essa muoia dissanguata in modo da minimizzare le possibili ferite che la stessa preda può infliggergli, durante i disperati tentativi di liberarsi dalla presa dello squalo.
Gli squali bianco della California si comportano in modo diverso: non saltano fuori dall’acqua perché sono più grossi e più grandi e perché hanno una dieta differente. Infatti, a seconda della dieta cambiano anche gli attacchi. Quelli sudafricani cacciano in superficie saltando fuori dall’acqua perché le otarie si trovano spesso in superficie; in California si cibano di elefanti marini, i quali passano molto del loro tempo sul fondale.
Analizziamo la predazione verso i Cetacei. Qui ho voluto evidenziare la differenza eclatante tra la predazione e lo scavenging (o necrofagia): la prima riguarda un atto predatorio verso prede vive, mentre la seconda riguarda carcasse di cetacei.