L’anno che si è appena concluso ha conquistato molti record e, oggi, ci soffermiamo su uno in particolare che ci pare abbastanza curioso. Il 2015 si è rivelato un anno record riguardo al numero di attacchi da parte degli squali agli uomini. Lo conferma un articolo recentemente apparso sulla versione on-line di National Geographic.
Diciamo subito, a scanso di eventuali allarmismi, che gli esperti reputano la questione un mero fatto statistico e pare non si voglia attribuire a questi predatori marini un aumento di aggressività. La linea deduttiva di questa statistica sarebbe il numero crescente di persone che frequentano le aree di mare solitamente frequentate dagli squali e la crescita del turismo balneare favorito dal fatto che il 2015 è stato uno tra gli anni più caldi in assoluto. Non si può negare però un aspetto molto significativo: con l’aumento della
temperatura l’area di diffusione degli squali si è ampliata notevolmente. Vediamo quindi di analizzare questa crescita un po’ più nel dettaglio.
Nel corso dell’anno appena trascorso sono stati censiti ben 98 attacchi all’uomo, 6 dei quali sono risultati mortali e 26 in più rispetto al 2014. E 40 oltre la media degli ultimi anni! In testa a questa speciale classifica troviamo gli Stati Uniti d’America con 59 incidenti (6 in più che nel 2014), con particolare frequenza in Florida e Carolina. Al secondo posto c’è l’Australia con 18 e al terzo il Sudafrica con 8 attacchi.
Ci tranquillizza George Burgess, del Florida Museum of Natural History, biologo marino che è tra gli autori del rapporto emesso sull’argomento dall’International Shark Attack File, il quale sostiene che immergersi nei vari oceani del mondo non è mai stato più sicuro e la statistica lo confermerebbe se vi fosse uniformità di raccolta e elaborazione dei dati.
In sostegno alla teoria di Burgess vengono i dati relativi al rischio di morte per incidente. Quello di finire divorati da uno squalo ammonta a una possibilità su 8 milioni, molto meno probabile che morire per l’impatto di un asteroide o un meteorite (una su 1.600.000). Ipotesi tutte molto remote, se pensiamo che morire in un incendio viene indicato in una probabilità su 250.