È evidente: lo squalo è probabilmente l’animale che suscita maggiori suggestioni. Forse per il suo incedere maestoso che cela quasi sempre una temuta pericolosità. Oppure per le sue dimensioni, che in alcune specie possono essere imponenti. O anche per i segreti che questa vera “macchina” perfetta nasconde tra le sue prerogative. Sta di fatto che attorno ad esso lievita un interesse enorme. Focalizziamo oggi la nostra attenzione su una di queste caratteristiche. Come si orienta lo squalo nel mare?
Noi tutti sappiamo che generalmente gli squali compiono tragitti lunghissimi e come potessero trovare e ritrovare la “strada” è stato spesso oggetto di indagini per gli studiosi. Si è ipotizzato che possano essere guidati dagli odori o addirittura dai campi magnetici terrestri, ma nessuno era riuscito a dare una risposta certa.
Un primo passo verso la soluzione di questo mistero è stato tentato dai ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography
guidati da Andrew Nosal, i quali hanno eseguito una serie di esperimenti al largo di San Diego in California. Ad alcuni squali leopardo sono stati inseriti batuffoli di ovatta nelle narici in modo da impedir loro di rilevare gli odori. Constatato che gli squali potevano comunque nutrirsi, sono stati portati circa 10 km al di fuori della zona abituale della loro rotta, insieme ad altri squali senza ostruzioni.
È stato immediatamente rilevato che i soggetti con l’ovatta parevano spersi e insicuri, nuotavano più lentamente rispetto al gruppo e vagavano come se fossero senza meta. Una scoperta interessante è stata anche quella che fa sospettare che gli squali siano attratti da odori provenienti dalla terraferma. Tutto il gruppo, infatti, una volta giunto a destinazione, ha continuato ad orientarsi verso terra. E lo stesso facevano anche i soggetti con l’ovatta nelle narici, segno che probabilmente a guidarli c’era anche qualcos’altro.
Il mistero quindi, lungi dall’essere risolto, si infittisce.