Da quando è apparso nelle sale cinematografiche il colossal “Jurassic Park” i dinosauri sono, per così dire, usciti dalle stanze dei paleontologi e hanno appassionato milioni di persone. Di loro è stato detto tutto, o quasi, e la curiosità circa questi mastodontici dominatori dell’era giurassica non conosce limiti.
Recentemente la nostra agenzia nazionale Ansa si è addirittura interessata di quale potesse essere il dinosauro più brutto in assoluto e si è data una risposta che penso in pochi possano contestare. Il meno attraente tra tutti i “mostri” dell’antichità fu il Paraiesaurus serridens.
In effetti, si fatica molto a trovare particolari estetici attraenti in questo animale preistorico, che era noto per avere un corpo tozzo da cui partivano gambe corte e sul volto presentava la poco edificante presenza di diffuse escrescenze ossee. Ma a fare da contraltare alla scarsa bellezza si distinse un’efficienza combattiva eccezionale, che permise alla specie dei paraiesauri di colonizzare praticamente tutto il mondo emerso.

Vissero tra i 240 e i 260 milioni di anni fa e sono ritenuti i rettili che arrivarono ad avere la maggiore diffusione sul pianeta. Tracce di paraiesauri si sono trovate infatti un po’ in tutti i continenti e i numerosi ritrovamenti sono stati utili per studiare meglio le loro caratteristiche. Le loro dimensioni furono di tutto rispetto, visto che arrivarono spesso a lunghezze di 2 o anche 3 metri. Nonostante non avessero una vera e propria corazza sul dorso, la quantità di escrescenze ossee superficiali li fa ritenere i più attendibili tra i pro-genitori di tartarughe e testuggini.
Si estinsero durante l’era del Permiano, approssimativamente 252 milioni di anni fa, quando una serie di circostanze climatiche e eventi vulcanici provocarono il riscaldamento globale e l’acidificazione dei mari. A noi restano le immagini fedeli che abbiamo potuto ricostruire sulla base dei reperti.