Lo avreste detto? I corvi sono creature straordinariamente intelligenti. Ci avvaliamo di un articolo apparso su Best5.it e elenchiamo 5 cose interessanti su questo volatile spesso sottovalutato.
5. Il corvo nel ristretto club dei più intelligenti
La capacità di assumere caratteristiche o funzioni di altre specie si chiama “evoluzione convergente”. È quella che distingue ad esempio il delfino, un mammifero che ha assunto l’aspetto di un pesce. Oppure i pipistrelli, che hanno imparato a volare come veri uccelli. Il corvo è entrato nel novero degli animali più intelligenti in assoluto. Ha superato l’esperimento di riconoscersi allo specchio, mostrando di avere coscienza di sé. Il corvo non è meno intelligente di un animale antropomorfo, come la scimmia o lo scimpanzé.
4. Costruisce e utilizza utensili
La capacità di usare, e poi quella successiva, di costruire utensili, è una funzione che distingue le specie più intelligenti del creato. Si tratta di uno tra i primi gradini della differenza tra le specie più evolute, come l’uomo, e altre. I corvi sono tra questi. Esperimenti di questo tipo sono stati superati con successo in diverse università e siti di ricerca.
3. La teoria della mente: sanno che gli altri sanno
La capacità di immedesimarsi negli altri e di prevederne i comportamenti o interpretarne i desideri è chiamata “Teoria della Mente”. I corvi possiedono anche questa facoltà. Se ne rese conto anche il padre dell’etologia, Konrad Lorenz, che si accorse dell’empatia dei corvi.
2. Memoria episodica
Quando i corvi conservano il cibo, lo nascondono al riparo da furti da parte di altri animali. Hanno la capacità di ricordarsi dove e quando hanno messo da parte il cibo deperibile. Quando è passato troppo tempo, vanno a cercare direttamente quello ancora commestibile, tralasciando l’altro, anche se “immagazzinato” in tempi successivi.
1. Cercano di comunicare: siamo noi a non capirli
Ecco quanto scrisse Konrad Lorenz: “Il vecchio corvo Roah si buttava in picchiata, raggiungendomi alle spalle, un po’ al di sopra della mia testa, poi incominciava ad agitare la coda e riprendeva il volo verso l’alto, voltandosi a guardarmi. Per accompagnare questo movimento […], non emetteva il verso innato della sua specie, ma gridava, invece, con voce umana: “roah, roah, roah”! Il fatto straordinario era che Roah usava regolarmente il verso di richiamo della sua specie, “krack-krack-krack”, nei rapporti con gli altri corvi.
Alla sua compagna si rivolgeva con un “krack-krack-krack” quando voleva invitarla a volare con lui, mentre al suo amico uomo si rapportava col linguaggio umano”. In pratica il corvo interpretava il suo nome come fosse il mezzo dell’uomo per comunicare con lui. E lo ripeteva.