Antibiotici estinti recuperati dalla ricerca AI
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Rianimati frammenti proteici prodotti nell’uomo di Neanderthal

È stato pubblicato da Sciencedirect.com (Cell Host & Microbe) uno studio dell’University of Pennsylvania a Philadelphia relativo al recupero di antibiotici estinti prodotti nell’Uomo di Neanderthal. Il lavoro dei ricercatori è stato riportato anche dalla rivista Nature. Ne ha parlato il co-autore della ricerca Cesar de la Fuente: «Siamo motivati ​​dall’idea di riportare indietro le molecole del passato per affrontare i problemi che abbiamo oggi».

Sono stati applicati metodi computazionali ai dati sulle proteine ​​sia degli Homo sapiens che di Homo neanderthalensis e di Denisovani.

Il risultato è stato quello di identificare delle molecole che sono utili per uccidere batteri responsabili di malattie. Ciò consentirà inoltre di poter studiare farmaci contro le infezioni umane.

De la Fuente ha dichiarato: «Abbiamo iniziato a pensare a Jurassic Park: perché non riportare in vita le molecole?».

La ricerca

Gli scienziati hanno promosso un algoritmo di intelligenza artificiale che fosse in grado riconoscere i siti sulle proteine ​​​​umane che sono tagliati in peptidi.

Il passo successivo è stato quello di applicare l’algoritmo alle sequenze proteiche disponibili per trovare nuovi peptidi. Il team ha applicato il suo algoritmo a sequenze proteiche disponibili di H. sapiens, H. neanderthalensis e Denisovans. Le proprietà dei peptidi antimicrobici sono poi stati sfruttati per individuare quale di questi nuovi peptidi potrebbe uccidere i batteri .

Questa procedura che ha utilizzato l’AI, ha consentito di completare la ricerca in pochi mesi, invece dei 3 – 6 anni previsti con i metodi tradizionali.

Tra i vari peptidi individuati, ne sono stati selezionati 6, e precisamente 4 di H. sapiens, uno di H. neanderthalensis e uno di Denisoviani. Questi sono stati somministrati a topi infettati da Acinetobacter baumannii (causa di una comune infezione che colpisce l’uomo), con effetti molto positivi, anche se, come ha affermato Nathanael Gray, biologo chimico della Stanford University in California, le dosi fossero «estremamente alte».

La ricerca consentirà comunque, con l’ausilio dell’AI, di inventare nuove e rivoluzionarie proteine.

Foto tratta da Unsplash.com



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Di Enrico Cannoletta

Amante della natura e della Sampdoria.

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