Lo rivela la World Weather Attribution in uno studio. Ultimi 8 anni i più caldi di sempre
La diatriba tra colpevolisti e negazionisti circa l’impatto del riscaldamento ambientale sul pianeta è sempre attuale.
Chi ritiene che l’uomo abbia provocato un disequilibrio che ha portato conseguenze nefaste per il clima, segna un punto importante a favore grazie agli studi effettuati dal World Weather Attribution e alle rilevazioni dell’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale) organo delle Nazioni Unite.
Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) il mese di giugno 2023 è stato il più caldo che sia mai stato registrato a livello planetario.
La discussione verte spesso sui confronti che alcuni utenti della rete rilevano con temperature parziali. In realtà i parametri che vengono presi in considerazione sono quelli globali, facendo attenzione alla tendenza mondiale e alle varie circostanze atmosferiche. Sarebbe infatti riduttivo e sbagliato confrontare direttamente le temperature in una singola zona rilevate nello stesso giorno di diversi anni. Quello che invece provoca interazioni sul clima sono le tendenze e risultati complessivi.
Quello che preoccupa infatti, non è solo il picco delle temperature, ma la frequenza con la quale gli eventi estremi si stanno ripetendo. È questo infatti l’indice che decreta il peggioramento della salute della Terra.
Il direttore del Copernicus Climate Change Service, Dr. Carlo Buontempo, ha infatti dichiarato: «Ciò che sorprende e colpisce è il fatto che non si tratti solo di eccezioni».
Il grafico del titolo riporta la frequenza delle anomalie climatiche.
Le rilevazioni hanno confermato dunque che questi eventi estremi, e soprattutto con la frequenza con la quale si stanno manifestando, non sarebbero avvenuti se non fosse in corso un aumento della temperatura globale del pianeta.
L’articolo e la fotografia sono stati tratti dal sito Euronews.com.