Ecco cosa sapere sui peti
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Se ne può anche sorridere, ma la flatulenza, ovvero l’espulsione di gas e aria dal corpo è un segnale di buona condizione dell’organismo. La sua associazione con rumore e cattivo odore la rende in un certo senso ridicola. Nella nostra società, infatti, viene considerato quasi un tabù o una cosa di cui vergognarsi. Vediamo insieme, invece, gli aspetti scientifici di questa funzione fisiologica. In questa indagine siamo in buona compagnia: se ne è occupata anche la sezione salute del sito Curiositaeperche.

Il termine “peto” deriverebbe dal latino perdito che a sua volta trae le radici dal greco perdo e dal sanscrito pardami. Mediamente un organismo umano in buone condizioni rilascia da un minimo di 0,5 litri fino a 1,5 litri di flatulenze al giorno, in un range da 11 a 25 episodi. L’eccessiva produzione di gas, come per esempio quella dovuta all’intolleranza al lattosio, diviene invece una patologia.

I componenti sono eterogenei e corrispondono principalmente a azoto, ossigeno, metano, biossido di

Ecco cosa sapere sui peti
La composizione di gas nella flatulenza ne fa una miscela altamente infiammabile.

carbonio e idrogeno. Le prime due sostanze sono ingerite durante la giornata, e costituiscono una quantità di circa il 10/20%, mentre le altre tre vengono prodotte soprattutto nel colon (80/90%). L’odore sgradevole dei peti è dovuto alle piccole percentuali di solfuro di idrogeno (odore di uova marce) e solfato di carbonile, quest’ultimo creato dalla decomposizione delle proteine.

Da considerare che chi pratica una dieta ricca di fagioli, cavoli, ceci e cipolle produce flatulenze dall’odore molto più sgradevole, ma di questo sono responsabili ad esempio anche patate dolci, castagne, anacardi, broccoli, carciofi, avena, lievito, latte, formaggio e uova.

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Di aletave

Dottore in Scienze Naturali, copywriter e blogger.

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