La farfalla monarca è protagonista di uno degli spettacoli naturali più suggestivi del nostro pianeta. Riprendiamo una ricerca di Hellogreen.it e approfondiamo l’argomento da noi già proposto in un recente articolo.
Ogni anno, all’inizio della stagione autunnale, tra Canada e Stati Uniti, si assiste ad uno spettacolo meraviglioso. Immensi stormi di farfalle monarca solcano i cieli dirette a Sud. La quantità di farfalle è imponente e la lunghezza del loro viaggio è impressionante: circa 4.000 km.
Uno spettacolo di colori davanti al Sole

Lo spettacolo viene amplificato dalla bellezza delle ali di queste farfalle, che sfoggiano i colori nero e arancio, circoscritti da una fascia esterna bianca e nera che dona loro una fantastica livrea.
L’Università di Washington ha studiato il fenomeno di questa grande migrazione.
Le Danaus plexippus, questo il loro nome scientifico, formano due gruppi: quelle stanziali negli Stati Uniti occidentali si dirigono verso le foreste della California, mentre quelle che solitamente vivono ad est delle Montagne Rocciose volano verso il Messico centrale. Svernano in queste zone più propizie.
Un viaggio che dura 4 generazioni
Il viaggio, tra andata e ritorno, dura 4 generazioni e subisce una pausa tra febbraio e marzo, in cui cadono in letargo. Al risveglio si accoppiano e riprendono il loro viaggio, per poi morire. Ad agosto la quarta generazione termina il viaggio di ritorno.
Scoperto il mistero dell’orientamento
È interessante notare come la via sia conosciuta dalle farfalle dell’ultima generazione, anche se a partire furono le loro nonne o bisnonne. Si riscontra, infatti, che spesso rientrano esattamente sullo stesso albero da cui sono partite.
Recentemente è stata scoperta a cosa è dovuta questa straordinaria capacità di orientamento, che finora è stata considerata come intuito. Le farfalle monarca, attraverso i neuroni degli occhi, registrano la posizione orizzontale (azimutale) del Sole. Ma poiché il Sole è un punto di riferimento mobile, l’orologio circadiano che risiede nelle loro antenne e che scandisce il ritmo fisiologico permette loro di ritrovare la direzione.
Lo studio dei ricercatori dell’Università di Washington, guidati dal professor Eli Shlizerman, è stato pubblicato sulla rivista Cell Reports.