Facendo seguito al nostro articolo precedente, nel quale trattavamo della ricerca in atto per scoprire se i nostri gatti (Felis sivestris catus) si esprimono in dialetto, o almeno con accenti o cadenze, cerchiamo oggi di scoprire cosa questi simpatici felini pensano.
La prestigiosa rivista Le Scienze ha ripreso recentemente uno studio pubblicato su Animal Cognition su quanto passa per la testa ai gatti.
Sappiamo che il senso più importante per i gatti è l’olfatto. Grazie ad esso gli
esemplari adulti marcano il territorio e riconoscono altri propri simili ma anche le persone. Sappiamo anche che i piccoli non sentono fino a circa 15 giorni di età e non vedono fino a circa 20.
Nonostante l’importanza dell’olfatto la maggior parte degli esperimenti comportamentali vertono però sugli stimoli visivi. Proprio grazie a questo tipo di osservazione è stato subito chiaro che i gatti hanno la percezione dell’esistenza di un oggetto anche quando questo scompare dal loro campo visivo, capacità che i bambini sviluppano attorno ai 2 anni.
Ma non solo! I nostri piccoli amici sono anche in grado di sviluppare un ragionamento su come recuperare l’oggetto.
Riguardo ai rapporti con l’uomo gli esperimenti fino a qui compiuti lasciano pensare che essi tengano in considerazione l’uomo, ma solo nel momento in cui devono osservarne le reazioni, ma non sembrano interessati ad apprenderne i comportamenti o le indicazioni.
Altre importanti indicazioni sono quelle che confermano che i gatti si avvicinano meno a chi è triste o troppo estroverso, e che riconoscono la voce umana, riconoscendo e dando confidenza in modo maggiore al proprio padroncino.