Luci nella notte da Marte
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Rilevati e spiegati bagliori di luce emessi dal pianeta rosso

Il titolo potrebbe far pensare ad un film di fantascienza, ma in realtà si tratta di quanto rilevato dalla sonda Orbiter Tgo dell’Esa che dal 2018 orbita a 400 km. dal suolo di Marte.

Un team scientifico internazionale guidato da ricercatori del Laboratory for Planetary and Atmospheric Physics della Università di Liegi, ha osservato per la prima volta delle luci sul cielo di Marte. La notizia ha dell’eccezionale, anche se non si tratta di opera di fantomatici marziani.

Il planetologo Jean-Claude Gérard, dell’Università di Liegi, ha raccontato: «Su proposta del nostro laboratorio, lo strumento è stato orientato verso il lembo del pianeta per osservarne l’atmosfera dai bordi. Nel 2020, avevamo già rilevato la presenza di un’emissione verde tra i 40 e i 150 chilometri di altitudine, presente durante il giorno marziano, dovuta alla dissociazione della molecola di CO2, principale costituente dell’atmosfera, ad opera della radiazione solare ultravioletta».

In conseguenza alle decisioni prese è stata notato il fenomeno. Lauriane Soret, ricercatrice di Lpap (Laboratory for Planetary and Atmospheric), ha infatti dichiarato: «Il satellite Tgo, osservando l’atmosfera notturna, ha appena rilevato una nuova emissione tra i 40 e i 70 chilometri di altitudine, dovuta alla ricombinazione degli atomi di ossigeno creati nell’atmosfera estiva e trasportati dai venti verso le alte latitudini invernali. Lì, gli atomi si ricombinano a contatto con la CO2 per riformare una molecola di O2 in uno stato eccitato, che si rilassa ed emette luce nel campo del visibile».

Si tratta di un’emissione abbastanza elevata che segue un’alternanza di mezzo anno marziano, sprigionandosi da un emisfero e poi dall’altro.

Nonsolomarte

Un fenomeno simile era già stato notato su Venere dallo stesso team di ricercatori, ma questa volta sfruttando le immagini del satellite Venus Express. È stato osservato che su Venere gli atomi seguono un percorso che li conduce dal lato illuminato dal Sole fino al lato in ombra, emettendo lo stesso bagliore che si verifica su Marte.

L’importanza per l’esplorazione

Gérard ha fatto inoltre notare: «Queste nuove osservazioni sono inaspettate e interessanti per i futuri viaggi sul Pianeta rosso. L’intensità del bagliore notturno nelle regioni polari è tale che strumenti semplici e relativamente economici in orbita marziana potrebbero mappare e monitorare i flussi atmosferici. Una futura missione dell’Esa potrebbe portare con sé una telecamera per l’imaging globale. Inoltre, l’emissione è sufficientemente intensa da essere osservabile durante la notte polare dai futuri astronauti in orbita o dal suolo marziano».

La ricerca e l’osservazione sono stati oggetto di pubblicazione su Nature Astronomy e sul sito dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica)

Foto da Wikipedia

 

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Di Enrico Cannoletta

Amante della natura e della Sampdoria.

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