Gli antichi libri sacri avevano già ipotizzato un’era in cui i serpenti avevano le zampe. Oggi sappiamo infatti che questi animali nell’antichità le possedevano. Ma come si è arrivati a capirlo? La comunità scientifica è arrivata a stabilire che i serpenti si reggevano su zampe attraverso l’analisi del vestibolo auricolare di un loro antenato vissuto circa 90 milioni di anni fa, il Dinilysia patagonica.
Il motivo principale fu il lungo adattamento della specie a vivere e cercare il sostentamento in cunicoli scavati nel sottosuolo. Questa abitudine contribuì in modo determinante all’allargamento del loro vestibolo auricolare, per meglio consentire di percepire le frequenze basse dei suoni e così proteggersi da eventuali attacchi improvvisi oppure per meglio individuare le prede.
L’argomento è stato oggetto di un approfondimento pubblicato da“Science Advances” e ripreso nel nostro Paese dalla rivista Le
Scienze, versione Italiana di Scientific American. La tesi è stata elaborata dal prof. Hongyu Yi dell’Università di Edimburgo, e dal prof. Mark A. Norell del National Museum of Natural History di New York, i quali sono partiti dalla duplice base data dalle due teorie maggiormente accreditate ma contrapposte, ovvero la discussione relativa al fatto che i serpenti si sarebbero adattati alla vita in mare o nel sottosuolo.
L’ingrossamento del vestibolo auricolare, però, pare testimoniare assolutamente a favore della seconda scuola di pensiero, anche perché interesserebbe molto da vicino l’equilibrio statico e dinamico della specie. Si tratta quindi, molto probabilmente, della risoluzione di un annoso e lungo dibattito tra i ricercatori del settore.
La strada vincente intrapresa dai due ricercatori dell’ateneo statunitense è stata quella di indagare su fattori anatomici, invece che concentrarsi sugli arti. La peculiarità trovata nel vestibolo auricolare della specie analizzata è stata riscontrata infatti in tutti i moderni serpenti scavatori, mentre è completamente assente tra i serpenti acquatici.