Come danza e musica aiutano le cognizioni cerebrali
Che le Arti sollevino e allietino lo spirito lo sapevamo già, ma che servano anche ad allenare il cervello ce lo dice l’International Laboratory for Brain, Music and Sound Research dell’Università di Montreal, attraverso una ricerca pubblicata su Neuroimage e coordinata dalla scienziata italiana Chiara Giacosa, specialista in Neuroscienze cognitive laureata all’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, e apparsa su Corriere.it.
È stato dimostrato che la danza e la musica, seppur si servano entrambe delle sette note della scala musicale, agiscono su aree diverse del nostro cervello… oltre a sortire aspetti positivi per il corpo sono anche benefiche per il cervello.
La dottoressa Giacosa ha dichiarato: “Abbiamo osservato che tra chi balla e chi suona esistono profonde differenze in termini di materia bianca, con coinvolgimenti anche delle vie che regolano le percezioni sensoriali e le attività motorie, fin dalle prime fasi dell’apprendimento“.
I vantaggi cerebrali tra chi pratica il ballo o studia uno strumento musicale, pur coinvolgendo le identiche fibre che uniscono i due emisferi cerebrali nelle aree regolatrici dei processi sensitivi e motori, interferirebbero inducendo connessioni ampie nel primo caso e più concentrate nel secondo.
Chiara Giacosa spiega cosa cambia: “Il meccanismo, peraltro è anche comprensibile. Mentre chi danza esercita tutto il corpo, che è rappresentato a livello della corteccia cerebrale nella sua globalità, chi suona impara a concentrare la propria attenzione su specifiche parti dell’organismo, come le mani, le dita o la bocca. Queste hanno una rappresentazione cerebrale molto limitata, con conseguente impatto anche sulle fibre che si vanno a formare”.