La teoria del biogerontolo e microbiologo molecolare portoghese Magalhães
Nel panorama scientifico fa sensazione la teoria proposta dal professore di biogerontologia molecolare portoghese João Pedro Magalhães, che dirige il gruppo Integrative Genomics of Aging presso l’ Istituto di biologia interrogativa dell’Università di Liverpool in Gran Bretagna.
Magalhães, in un intervista rilasciata a Scientific American e riportata dal sito della rivista italiana Focus, sostiene che il problema risiede unicamente nell’invecchiamento delle cellule, superando il quale sarebbe aperta la probabilità di vita fino a 1.000 e addirittura a 20.000 anni.
Lo studio del professore portoghese ha preso in considerazione alcuni mammiferi che ha un’esistenza longeva, come ad esempio la balena artica, che vive circa 200 anni, e la talpa senza pelo la cui vita dura oltre 7 volte di più rispetto ai suoi simili.
Magalhães ha individuato il loro segreto: «La loro abilità di riparare i danni al DNA. Il mio sogno sarebbe quello di prendere il gene di una balena artica e impiantarlo in un topo, per vedere se il topo vivrebbe di più». Un altro gene “magico” è il p53 [ndr: proteina tumorale], associato con l’eliminazione del cancro: gli elefanti ne hanno diverse copie, e per questo motivo sono resistenti ai tumori».
Purtroppo, come ben possiamo immaginare la strada da percorrere è lunga e per nulla semplice. A questo proposito l’esperto dichiara: «Non credo che avremo presto una cura contro l’invecchiamento, ma esiste una sostanza chiamata rapamicina che è molto promettente, ed è riuscita a estendere l’aspettativa di vita del 10-15% negli animali».
Sulla base di queste risultanza Magalhães ritiene che in futuro potremmo assumere giornalmente dei farmaci che incrementerebbero la nostra longevità.
Riguardo all’enormità del numero di anni di vita che si potrebbero raggiungere, l’esperto ha concluso: «Sembrano numeri inimmaginabili, ma eliminando il cancro e le azioni dannose compiute dal nostro software genetico i benefici per la salute sarebbero incredibili. Certo, non è una cosa che accadrà presto: ma, prima o poi, riusciremo a “ingannare la morte”».
Foto di Bogdan Todoran su Unsplash