La scienza si interroga sul futuro dell’universo
Uno degli interrogativi che maggiormente appassionano e nello stesso tempo preoccupano i ricercatori, i quali non sono ancora in grado di dare una risposta, è quello sul futuro dell’universo.
A dire il vero sull’argomento nel suo insieme la scienza non sa riferirci ancora molto, e neppure dati certi circa l’origine del cosmo e della vita.
Il dibattito si concentra su alcuni punti che vogliamo considerare certi, ma che in realtà sono del tutto insicuri. Ipotizziamo che l’universo abbia avuto origine dal Big-Bang, il quale non sarebbe un’esplosione ma un’espansione.
Anche il modo attreverso il quale l’universo si sta espandendo non è ancora stato accertato completamente. Restano molte perplessità ad esempio sulla velocità iniziale che si presume sia stata maggiore di quella della luce.
Partendo dai dati che possediamo e da ciò che ipotizziamo, si arriva ad un altro empasse, relativamente alla previsione del futuro del cosmo stesso: questa espansione sarà eterna? A un certo punto si arresterà? Seguirà un’implosione?
L’argomento è stato oggetto di un articolo apparso recentemente su Scientificamerican.com.
Al momento possiamo constatare che l’universo è in rapida espansione ad un ritmo crescente. A questo proposito Dan Scolnic, professore associato di fisica alla Duke University, ha dichiarato: «Quando diciamo che l’universo si sta espandendo, intendiamo qualcosa di piuttosto letterale. Penso che sia un po’ diverso da come la gente la pensa. Ma intendiamo che la distanza degli oggetti da noi, in particolare dalle altre galassie, sta aumentando».
L’interrogativo però rimane: l’espansione proseguirà per sempre? Viviamo in un cosmo «aperto» che non avrà limiti di spazio né di tempo? La scienza non è ancora in grado di risponderci.
A questo interrogativo si aggiungono altre domande: l’universo ha avuto un inizio o è sempre esistito? Se ha avuto un inizio, avrà una fine o è immortale? In che modo vivrà, o eventualmente in quale modo morirà?
Le perplessità sorgono anche per le scarse conoscenze della materia e dell’energia che compongono l’universo, che per oltre il 95% sono sconosciute (materia e energia oscure).
Partendo dal principio che l’espansione abbia avuto inizio col big-bang, gli scienziati presumevano che ad un certo punto la spinta si esaurisse. In realtà vi fu un periodo in cui questa condizione si è verificata.
Ad un certo punto, e proprio nel periodo che abbraccia la presenza della vita sul nostro pianeta, la decelerazione si è trasformata in accelerazione. E di ciò i ricercatori si resero conto nel 1998.
Wendy Freedman, professoressa di astronomia e astrofisica all’Università di Chicago ammette: «È qualcosa che ancora non comprendiamo a livello di fisica fondamentale».
La risposta che i ricercatori pensano di darsi è che in qualche modo interagisca la materia oscura, la quale permea lo spazio del cosiddetto «vuoto». In qualche modo essa dovrebbe dunque contrastare la gravità.
Scolnic dice: «Più spazio c’è, più le cose vengono allontanate le une dalle altre, il che significa che l’universo si espanderà sempre più velocemente, e le cose verranno allontanate le une dalle altre sempre più velocemente».
Per approfondire la ricerca, gli astronomi osservano i dati che consentono di misurare la costante di Hubble, che rappresenta il tasso di espansione del cosmo e che viene rilevata attraverso vari sistemi.
Ciò nonostante il dibattito tra i ricercatori è ancora molto vivo e dinamico. Le opinioni più diffuse nella comunità scientifica propendono per un momento in cui l’universo sia in qualche modo «nato» (big-bang o altro), e una «morte» del cosmo, che avverrebbe attraverso un big-rip o un big-freeze.
Il primo (grande strappo) avverrebbe per la disintegrazione delle strutture cosmiche, e quindi per evaporizzazione. Il secondo (grande gelo) si verificherebbe per la mancanza di energia: la conseguenza sarebbe una morte termica o entropica.
Solo tempo (forse) è in grado di darci la risposta. Ma anche questa affermazione può essere causa di un ulteriore interrogativi: fino a quando esisterà il tempo. La fisica ipotizza infatti condizioni in cui non esista il tempo e neppure lo spazio.
Foto di Greg Rakozy su Unsplash