I predatori sono molto importanti per la tutela delle riserve di pesci perché una loro diminuzione potrebbe squilibrare gli ecosistemi marini. Se vogliamo invertire la tendenza bisogna abbassare le quote di pesca per alcune specie in tutto il mondo. È fondamentale per salvaguardare la nostra alimentazione. L’ho scoperto leggendo questa ricerca pubblicata sull’Inter-Research Science Center.
Dare la caccia ai predatori fa risentire i suoi effetti negativi nel mare quanto sulla terraferma. I consumatori preferiscono pesci predatori come le cernie, i tonni, i pesci spada e gli squali ai pesci che si trovano più in basso nella catena alimentare, come acciughe o sardine, fornendo un forte incentivo alla cattura dei pesci più grandi.
Il depauperamento delle popolazioni di pesci predatori in tutto il mondo è grave, a partire dall’inizio della pesca industriale.
A partire dagli anni 2000, sono state ripristinate 34 riserve ittiche, e il 90 per cento delle riserve ittiche degli Stati Uniti non è più considerato ipersfruttato. In tutto il mondo, la Food and Agriculture Organization degli Stati Uniti stima che quasi il 30 per cento delle riserve ittiche sia ipersfruttato.
Lo studio aggiunge nuove importanti informazioni al dibattito globale sulla quantità di pesce che dovrebbe essere catturato, mostrando che per molte specie di predatori economicamente ed ecologicamente importanti lo sfruttamento è già oltre i limiti.
È noto che molte di queste specie di predatori sono in crisi. La lista rossa delle specie a rischio curata dall’International Union for Conservation of Nature stima che siano minacciati di estinzione il 12% delle cernie, l’11% dei tonni e il 24% degli squali e delle razze.
Bisogna tutelare i predatori marini per salvare quel che resta delle riserve ittiche globali e per mantenere ancora la nostra alimentazione.
Sei d’accordo con me?