Teletrasporto: i primi esperimenti dicono che è possibile
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I primi esperimenti testimoniano che uno dei sogni più reconditi dell’uomo potrebbe avverarsi a breve: il teletrasporto. L’umanità lo aspetta da sempre, perché il potersi muovere a piacimento in lungo e in largo sul nostro pianeta spianerebbe l’avvento di scenari che non possiamo neppure immaginare.

Cambierebbe tutto: dal modo di fare le vacanze, all’esigenza della casa al mare o in montagna, alla reperibilità delle merce, fino alla scomparsa di un innumerevole quantità di commerci e di servizi, ma con una comodità che non avrebbe pari ne limiti. Insomma la nascita di un nuovo tipo di civiltà e di società.

Siamo abituati a vedere gli effetti minimi del teletrasporto nei più tecnici film di fantascienza, ma forse non abbiamo mai approfondito la tecnica e le modalità che consentirebbero di realizzarlo, forse perché in fondo in fondo non lo credevamo possibile.

Ecco invece che scienza e tecnologia ci stupiscono nuovamente. La prestigiosa rivista Le Scienze, edizione italiana di Scientific American ha recentemente riportato la notizia di due studi pubblicati su “Proceedings of the National Academy of Sciences” ed effettuati da quello che viene considerato il più autorevole studioso del campo, il professor Anton Zeiliger, dell’Università di Vienna.

Gli esperimenti hanno testato la possibilità di porre delle basi scientifiche di partenza per approfondire seriamente lo sviluppo di un sistema di teletrasporto, partendo da particelle tra le più significative: i fotoni. Ma per addentrarci in questo ambito Teletrasporto: i primi esperimenti dicono che è possibileoccorre fare una premessa e capire cos’è l’entanglement tra due particelle.

Il termine entanglement si traduce dall’Inglese con: intreccio, groviglio, e si riferisce ad una particolarità esclusivamente quantistica, ovvero che non trova corrispondenza nella fisica classica. Secondo la meccanica quantistica è infatti possibile creare un insieme di due particelle che siano influenzabili istantaneamente l’una dall’altra anche a grande distanza.

Questa teoria fu contestata da Einstein, Podolsky e Rosen con il celebre paradosso di EPR (nome derivato dalle iniziali dei tre scienziati), ma ha trovato diverse conferme successivamente in teorie successive, tanto da divenire una delle basi per la costruzione dei computer quantistici.

Per avere una conferma sperimentale, una volta creato l’entanglement tra due coppie di fotoni che chiameremo a – b e c – d occorre effettuare su un elemento di ogni coppia (poniamo ad esempio a – c) una misurazione di Bell che faccia decadere in uno stato omonimo le particelle, verificando che contemporaneamente anche a – d decadano nello stato di Bell.

Nel primo studio l’esperimento è riuscito effettuando le misurazioni sui fotoni a distanza di circa 143 km., ovvero tra Tenerife e Las Palmas nelle Isole Canarie.

Il secondo studio è stato effettuato a Vienna, su una distanza di soli 3 km. durante la turbolenza atmosferica della capitale, la quale non ha assolutamente interferito sul buon esito dell’esperimento. Da qui ad arrivare al teletrasporto come lo intendiamo noi ne passerà ancora, ma la strada pare inequivocabilmente tracciata.

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Di aletave

Dottore in Scienze Naturali, copywriter e blogger presso Search On Media Group. Fondatore di questo blog.

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