Per la prima volta abbiamo riscontri di laboratorio su cosa percepiamo morendo
Scientific American, la prestigiosa rivista americana, in una nota inviata agli abbonati al suo servizio di informazione online, ha riportato le evidenze riscontrate monitorando il cervello di pazienti in emergenza cardiaca negli istanti immediatamente precedenti e subito dopo la morte.
Si tratta della prima volta che viene effettuato uno studio accurato su quello che si può definire il momento cruciale dell’esistenza terrena di un uomo. La registrazione e i rilevamenti sono stati effettuati fino a un’ora dopo la cessazione del battito cardiaco.
I riscontri sono stati poi confermati anche da pazienti che sono sopravvissuti alla crisi.
Le conclusioni dei ricercatori fanno ritenere che negli ultimi istanti di vita il normale rallentamento dell’attività cerebrale filtra tutti i dati ricevuti dalla mente cosciente e l’individua ottiene il pieno accesso alla coscienza, registrando tutti i vari aspetti dei suoi ultimi momenti.
L’importanza di questa evidenza risiede nel fatto che per la prima volta si ha la consapevolezza che chi muore ha un’esperienza lucida di quanto sta accadendo, e che se si riprende può ricordarla.
L’autore della ricerca è Sam Parnia, professore associato di medicina presso New York University Langone Salute.