Tante teorie per tentare di spiegare un enigma che ha intrigato persino Darwin, dalla repulsione verso gli insetti, mimetizzazione, difesa dai predatori, ruolo nelle interazioni sociali, riduzioni della temperatura corporea.
Gli scienziati hanno confrontato queste teorie contrapponendole in un modello statistico, e da qui è emerso che l’unico fattore associato alle strisce è l’azione repulsiva contro gli insetti, secondo il leader dello studio Tim Caro, biologo dell’Università della California, Davis. La notizia riportata da National Geographic Italia.
Per arrivare a questo risultato, Caro ha esaminato le variazioni tra vari pattern di strisce di cavalli, asini, zebre e altre 20 sottospecie di equidi viventi, osservando una differenza nella posizione delle strisce sul corpo.
Il team ha poi mappato la posizione geografica delle specie di equidi esistenti e di quelle ancora in vita, nonché quella degli insetti e dei predatori, e i dati sono stati valutati secondo un modello statistico e da tale confronto è emerso che le specie di equidi con le strisce (a prescindere dalla loro posizione sul corpo) sono più diffuse nelle zone dove c’è maggiore presenza di insetti nocivi.
Tuttavia, secondo Brenda Larison, biologa presso l’Università della California di Los Angeles ed esperta di zebre delle pianure, non è detta l’ultima parola sull’argomento, poiché ritiene che l’approccio del nuovo studio sia generico e che le zebre vadano esaminate nel loro ambiente naturale, magari per osservare il comportamento delle mosche con le zebre.
L’autore dello studio sembra però fiducioso, sostenendo di poter scartare le altre ipotesi.