La nostra società sta divenendo ogni giorno di più multiculturale. Apprezziamo in molti i cibi provenienti da altri Paesi. Indiscutibile è la diffusione del sushi, specialità giapponese a base di pesce crudo.
Parallelamente si sono sviluppati pericoli di patologie derivanti da alcuni comportamenti legati al consumo del pesce non cotto, che non fa parte della nostra cultura e delle tradizioni occidentali.
Tra queste, particolarmente pericolosa è l’anisakidosi, una malattia provocata da vermi nematodi appartenenti al genere Anisakis. Abbiamo pensato di riferirci ad una ricerca apparsa sulla pagina scientifica di Fanpage.it per saperne qualcosa di più su questa patologia. Ecco 6 cose importanti da sapere.
6. Cos’è l’anisakidosi
L’anisakidosi è data dalla presenza nell’organismo di vermi provenienti dalle uova che alcune specie animali depositano insieme alle feci. Sono destinate a morire in pochi giorni, ma nel frattempo possono creare disturbi anche gravi. La loro presenza può arrivare a provocare lesioni anche importanti all’interno dell’organismo e, a seconda di dove si depositano, causano anche peritonite, occlusioni o perforazioni intestinali. Possono anche scatenare uno shock anafilattico
5. Sushi e altri fattori di rischio
Non è corretto additare il sushi come principale responsabile dell’anisakidosi. Uno dei pochi piatti che appartengono alla cucina mediterranea che fa uso di pesce crudo è il carpaccio di mare. I rischi che si incontrano sono gli stessi del sushi, se non si adottano le precauzioni del caso.
4. Come conservare e trattare il pesce crudo
Per evitare di ingerire insieme al pesce anche i vermi Anisakis occorre adottare alcuni accorgimenti. Il pesce va congelato e conservato per almeno 7 giorni ad una temperatura di -18°. Bisogna essere certi che il pesce non abbia subito un riscaldamento successivo magari durante il trasporto.
3. Sintomi dell’anisakidosi
I sintomi di questa patologia sono diversi. Si può avvertire un prurito alla gola dovuto al movimento di questi vermi, anche quando si ingeriscono. Possono apparire successivamente dolori addominali violenti, nausea, diarrea con perdita di sangue, orticaria e febbre leggera.
2. Trattamenti e cure
Generalmente, come abbiamo anticipato, l’Anisakis viene espulso dopo un paio di giorni dall’ingestione, ma in caso di annidamento si può anche essere costretti ad un intervento chirurgico. L’alternativa, in certi casi, può essere la rimozione in colonscopia o gastroscopia. Uno dei trattamenti più diffusi è attraverso l’antiparassitario albendazolo.
1. Si rischia meno col pesce d’importazione?
Per assurdo i rischi di anisakidosi calano quando si consuma il pesce proveniente da lontano perché è sottoposto a durature procedure di congelamento. Sempre fatte salve le applicazioni delle corrette procedure di conservazione.