Una canzone dei “Rockets” gruppo francese specializzato in musica elettronica negli anni ’80 recitava “Devo ammettere che ho perso il controllo … Sto cadendo nel buco nero”. Sebbene allora sembrasse pura fantascienza, a distanza di 30 stiamo studiando da vicino questi fenomeni molto particolari della cosmologia.
I nostri posteri avranno relativamente presto molto materiale su cui discutere a causa di un evento che certamente potranno vivere in diretta dallo spazio: lo scontro tra due buchi neri. La loro natura è stata trattata in un nostro articolo del 2 ottobre scorso, e oggi vediamo di approfondire questo suggestivo argomento che sta appassionando la comunità scientifica.
Analizzando i segnali provenienti dalla quasar PG 1302-102 nella costellazione della Vergine, i ricercatori si sono accorti che in realtà essa è un sistema di buchi neri binario, e che sono separati da una distanza pari a quella del diametro del sistema solare (circa una settimana-luce). A causa delle forze gravitazionali i due buchi neri, e quindi i sistemi che a loro soggetti, sono in avvicinamento. Si preannuncia perciò uno scontro del quale si sta cercando di ipotizzare l’esito, e che avverrà tra 100.000 anni, un periodo molto lungo, ma non se ci si riferisce all’età dell’universo.
Non conoscendo nel dettaglio la forza di ognuno dei due, gli astrofisici stanno formulando diverse ipotesi che prevedono sia l’assorbimento di un buco nero all’interno dell’altro che la fusione tra i due. Quello che pare certo è la grande influenza che l’evento avrà sullo spazio-tempo, il quale subirà increspature rilevanti, con implicazioni che ci darebbero preziosi indizi sull’interpretazione della teoria della relatività e approfondimenti sulla formazione delle galassie.
Il fatto, poi, che questo incidente cosmico avvenga a 3,5 miliardi di anni luce da noi ci tranquillizza alquanto sull’esito del nostro sistema. Sembra vero che molti effetti ipoteticamente si vivrebbero solo ora, ma non bisogna dimenticare che in realtà questi due buchi neri si sono scontrati già 3,5 miliardi di anni fa, e solo tra 100.000 anni l’Uomo potrà vederne le conseguenze.
Un’altra teoria, tra l’altro presa in considerazione anche dal fisico Stephen Hawkings, prevede che uno dei due buchi neri si arresti sull’orizzonte degli eventi dell’altro, bilanciando con la sua forza quella dell’antagonista, complice una serie di eventi gravitazionali.
La Nasa sta studiando questi casi da ormai più di 10 anni, e i ricercatori stanno scandagliando l’universo alla ricerca di altri sistemi binari nella speranza di viverne in diretta l’impatto. Ciò in relazione anche all’importanza dello studio delle onde gravitazionali, le quali provocano queste famose increspature nello spazio-tempo che aprono scenari di studio ai limiti della fantascienza.
Siccome pare appurato che esista un buco nero al centro di ogni galassia, quasi a costituirne un nucleo, qualche scienziato ha iniziato a formulare ipotesi abbastanza dettagliate su quanto potrebbe accadere in fase di avvicinamento di due buchi neri. In questo caso si fa largo la teoria che uno o entrambi potrebbero essere sbalzati fuori dai loro nuclei, lasciando le galassie non ancora assorbite libere di vagare senza controlli gravitazionali. Sarebbe tra l’altro una conferma di alcune osservazioni strumentali effettuate che non avrebbero ancora una spiegazione definitiva.
L’evento e quanto ne deriverà costituisce un’ulteriore conferma agli studi di Albert Einstein sulla relatività e sarà determinante nell’approfondimento circa le origini dell’universo.