L’universo non cessa di stupirci. Ce ne danno un’ulteriore conferma i primi risultati della sonda New Horizons che ha avvicinato il pianeta Plutone, il più distante tra quelli soggetti alla forza gravitazionale del Sole. Sapevamo già che non si tratta di un corpo celeste, per così dire, banale. Grande circa 1/3 in meno rispetto alla Luna, su Plutone è stata riscontrata un’attività geologica che dura da miliardi di anni e che sussiste tuttora. Ne deriva quindi una conformazione del suolo abbastanza consueta in relazione a quanto siamo abituati a osservare sulla Terra, con la presenza di pianure alternate a sistemi simili a quelli montuosi e relative depressioni.
Sono i primissimi risultati resi noti sulla base dell’analisi delle informazioni raccolte dalla sonda nel corso del mese di luglio, e che la Nasa ha diffuso recentemente anche attraverso la prestigiosa rivista Science. Molti sono di conseguenza gli interrogativi ancora aperti, come ad esempio la causa dell’attività geologica, la quale provocherebbe anche movimenti tettonici, oppure relativamente alla composizione del pianeta, in quanto risulta caratterizzato da colorazioni molto variegate, segno della presenza di materiali molto diversi.

Quello che stupisce di Plutone è il suo impatto estetico, del tutto diverso da quanto ci saremmo immaginati in un corpo celeste che orbita all’estrema periferia del nostro sistema solare. Si rivela infatti d’apparenza visiva meno dissimile e ostile di quanto si potesse immaginare, forse complice la presenza di idrocarburi nell’atmosfera e della colorazione azzurrina del cielo. Sta di fatto però che la pressione al suolo risulta almeno 100.000 volte inferiore di quella terrestre.
Gli scienziati ipotizzano che su Plutone possa esistere un ciclo idrogeologico simile a quello della Terra, e ciò implicherebbe la presenza di azoto ghiacciato anziché acqua. Questa teoria sarebbe inoltre compatibile con le osservazioni del pianeta effettuate a distanza ravvicinata.
L’analisi delle colorazioni rilevate al suolo hanno dato la certezza che sia in gran parte coperto da una coltre di ghiaccio che subisce però l’influsso cromatico delle sostanze che la compongono, e che in alcuni casi contengono elementi organici. Siamo insomma di fronte ad una mole di dati che attendono solo di rivelarci particolari inediti che non mancheranno di far compiere passi avanti nella ricerca scientifica e nella comprensione dell’origine dell’universo.
New Horizons ha inviato anche dati interessanti relativi a Caronte, una luna di Plutone, sulla quale ci sarebbe un canyon grande 4 volte di più rispetto al Grand Canyon, e che sarebbe stato scavato dall’acqua. Attendiamo quindi con ansia ulteriori analisi dalla Nasa.