Il diamante: la regina delle gemme
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Il diamante è la pietra preziosa maggiormente amata. Su esso si sono concentrate il massimo delle attenzioni sia sotto l’aspetto economico che pratico per le caratteristiche fisiche, estetica ma soprattutto per la rarità. Anche il cinema e i media in genere riservano sempre molto spazio al diamante enfatizzando le sue bellezze. Marylin Monroe disse che i diamanti sono i migliori amici delle donne.

Scopriamo insieme dunque quali sono le tanto decantate virtù di questa splendida gemma. Il diamante suggestiona perché molte delle sue caratteristiche sono da record. Ad esempio la sua durezza è proverbiale. Anche il nome deriva da ciò: il termine greco “adamantòs” che ne è all’origine, significa indomabile, proprio come pareva fosse questa gemma per chi voleva tagliarla o modificarla.

Il diamante: la regina delle gemme
Grafite, il minerale chimicamente più simile al diamante.

Come molte tra le più belle cose in natura anche il diamante ha origini umili, e i suoi, per così dire, parenti sono alcune tra gli elementi più insignificanti. Occorre dire infatti che il materiale più prossimo al diamante sotto l’aspetto chimico è la grafite, ovvero quella che utilizziamo per la mina delle matite. Entrambi sono costituiti da carbonio, ma a differenza della graffite che risulta amorfa, il diamante cristallizza in modo molto rigido e compatto nel sistema tetraedrico.

Dal punto di vista termodinamico il diamante è instabile. La seconda legge della termodinamica imporrebbe che il diamante si trasformasse in grafite, ma ciò è impedito cineticamente. Questa condizione di stabilità cinetica e instabilità termodinamica è conosciuta come metastatica, ed è grazie ad essa che abbiamo il diamante come gemma eterna.

Altre importantissime caratteristiche del diamante, oltre alla durezza nella quale costituisce il massimo in natura (grado 10 della scala Mohs), sono l’elevatissima conducibilità termica, il notevole indice di dispersione ottica e l’incredibilmente basso coefficiente di dilatazione termica. Sulla prima si sono concentrati gli studiosi per mettere a punto uno strumento utilizzato dai gemmologi: si tratta di una “penna elettronica” con punta in metallo in grado di calcolare la conduttanza termica. Se l’indice rilevato è nel range del diamante, lo strumento tace, se invece schizza fuori da questi parametri significa che la gemma in analisi non è naturale o si tratta di materiale più vile. Posto che l’occhio del gemmologo è insostituibile, questo strumento aiuta i meno esperti a definire naturali o meno almeno un buon numero di gemme.

Riguardo al coefficiente di dilatazione termica possiamo aggiungere invece che essa è paragonibale unicamente a quello

Il diamante: la regina delle gemme
Invar, la lega che insieme al diamante possiede il minor coefficiente di dilatazione termica.

dell’invar. La dispersione ottica merita invece un piccolo approfondimento. Non bisogna confonderla con la brillantezza, ma è quella particolare luce che ricaviamo dall’osservazione di un diamante, che ci restituisce un gelida e coinvolgente raggio quasi multicolore che abbraccia le tinte dello spettro. Questa luce in gemmologia viene definita adamantina proprio perché tipica del diamante.

Ma non è tutto: il diamante è molto tenace, ovvero in grado di subire in modo plastico gli urti, più che ogni altra pietra, ma meno di tanti altri materiali. E in questo si distingue la durezza dalla tenacità. È invece inattaccabile da acidi e agenti atmosferici, da cui deriva la sua fama di essere “per sempre”.

Per descrivere il diamante non basterebbe un volume, ma anche queste poche indicazioni possono farci vedere da ora in poi questa splendida gemma anche sotto un aspetto scientificamente valido.

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Di aletave

Dottore in Scienze Naturali, copywriter e blogger. Fondatore di questo blog.

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