Il solfato è la principale forma biologicamente disponibile che viene ridotta dagli organismi autotrofi ed incorporata nelle proteine essendo lo zolfo il costituente essenziale di alcuni amminoacidi, come la cisteina. I processi microbici realizzati nelle zone profonde anaerobiche nei suoli determinano il movimento di risalita dell’idrogeno solforato gassoso (H2S) verso gli ecosistemi terrestri: la produzione di idrogeno solforato è dovuta alla decomposizione delle proteine.
Raggiunta l’atmosfera, l’H2S viene convertito in altre forme, soprattutto anidride solforosa (SO2), solfato (SO4) e aerosol solforati (particelle molto sottili e sospese di SO4), i quali riflettono la luce del Sole verso il cielo contribuendo in tal modo al raffreddamento globale.
Sia il ciclo dell’azoto sia quello dello zolfo sono sempre più influenzati dall’inquinamento industriale dell’aria. Gli ossidi gassosi dell’azoto (N2O e NO2) e dello zolfo (SO2), al contrario dei nitrati e dei solfati, sono in varia misura tossici. Le emissioni provenienti dalle combustioni del carbone e dei gas di scarico degli autoveicoli rappresentano le fonti principali di SO2, dannoso per la fotosintesi e per la vegetazione intorno alle fonderie di rame, e delle forme più tossiche di azoto.
Gli ossidi di azoto e quelli di zolfo interagiscono con il vapore d’acqua per produrre goccioline di acido solforico e di acido nitrico diluito (H2SO4 e HNO3) che cadono sulla Terra come piogge acide che hanno un notevole impatto sui laghi o sui fiumi o sulle acque non calcaree.
Infine, in presenza di radiazioni ultraviolette della luce solare, l’NO2 reagisce con gli idrocarburi incombusti, prodotti in grande quantità dalle autovetture, producendo lo smog fotochimico che non soltanto irrita gli occhi con effetto lacrimogeno, ma può causare danni ai polmoni.