Una mela al giorno leva il medico di torno. Il…
Il problema dell’autismo è uno tra i più suggestivi e seguiti nel nostro periodo storico. Il suo studio rivela talvolta aspetti interessanti. Uno studio condotto Dalla Dottoressa Christine Ecker dell’Università Goethe di Francoforte e pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry ha fatto emergere ulteriori novità. La notizia, ripresa anche dalla pagina scientifica dell’Ansa, è effettivamente curiosa. Il rischio di contrarre la patologia dell’autismo sarebbe più elevata se si possiedono alcune peculiari caratteristiche cerebrali.
Uomo o donna è indifferente, anche se la statistica sembra sostenere il contrario
Non ci sarebbe distinzione di genere: l’autismo colpisce in modo paritario uomini e donne. Ma gli individui più soggetti a soffrirne sarebbero coloro che possiedono un cervello maschile.
Questa accezione non prevede elementi caratteriali o psicologici, bensì fisici. Le persone che, ad esempio, hanno uno spessore maggiore della corteccia cerebrale sarebbero più inclini all’autismo. E questa è una delle peculiarità maggiormente rilevate nei cervelli maschili. Ne deriva che a rischio sarebbe chi ha la forma “maschile” del cervello.
Questo studio è importante soprattutto sulla base della statistica, la quale ha rilevato una maggior evidenza di autistici maschi. Si è scoperto, però, che anche le donne, se hanno un cervello che comprende elementi di forma e costituzione vicina a quello dei maschi, sono più facilmente preda della patologia.
Parliamo, quindi, di caratteristiche neuro-anatomiche e non certo di espressioni o preferenze sessuali o comportamentali. E questo è un aspetto che è bene sottolineare per non essere indotti ad errori di valutazione anche nella ricerca.
L’autismo, lo ricordiamo, è definito come la perdita di contatto con la realtà. E si caratterizza con la costruzione di una vita interiore propria del malato, che viene anteposta alla realtà stessa. È frequente anche nella schizofrenia e in alcune psiconevrosi.
L’autismo infantile si manifesta attraverso segni espressi durante i primi due anni di vita. Si può diagnosticare in modo certo entro i primi 30 mesi. Gli studi sull’autismo sono ancora al centro dell’interesse e della ricerca medica.
Dovrebbero fare una ricerca tra i nascituri che hanno subito la epidurale assieme alle loro madri, ed hanno assorbito dosi massicce tramite cordone ombelicale di oppiacei e morfine, calcolate in base al peso della madre e non del futuro nascituro. Potrebbe aver lesionate alcune cellule nervose che non si riproducono più oltre ad altri danni permanenti al loro DNA.
Le partorienti a cui praticano questo tipo di anestesia locale, siccome riulta doloroso l’ago attaccato alla flebo che viene infilato nella spinale, ricevono, come se non bastasse al bambino, una siringa locale sempre a base di oppiacei per addormentare previo quella parte.
Siccome alcune persone ne sono allergiche o non sopportano gli oppiacei, i ginecologi prima di praticare sia la epidurale sia il parto indolore medicinale esigono tutte le analisi mediche che dimostrino la piena salute altrimenti è pericolosa anche per un adulto.
😉