La notizia arriva dal Giappone, ma non sembra di parte: deriva da uno studio del National Centre for Global Health and Medicine di Tokyo, pubblicato su Bmj e ripreso dall’agenzia Ansa: sushi e sashimi sarebbero tra le diete che meglio preverrebbero una morte prematura in genere, ed in particolare dovuta a problemi cardiovascolari.
In realtà non viene nominato specificamente alcuno dei due tipi di cibo nipponico, ma si fa chiaro riferimento a diete molto equilibrate, con il consumo di cereali, ortaggi, frutta, pesce e anche di carne, tutte riconducibili ai canoni delle linee guida dell’alimentazione giapponese.
Lo studio è stato condotto su un vasto campione comprendente oltre 36.000 uomini e più di 42.000 donne, tutti
tra i 45 e i 75 anni di età, selezionati tra coloro che non avevano avuto problemi cardiaci, epatici e/o di tumore. Ebbene, il risultato è stato che quelli che si sono sempre attenuti ad una sorta di linea tracciata dall’alimentazione tradizionale giapponese hanno un indice di mortalità inferiore di circa il 15%, dovuto prevalentemente proprio alla minore incidenza di problemi cardiovascolari.
A questa ricerca si aggiunge però uno studio effettuato in occidente da parte dell’università di Harvard, che ha dato risposte altrettanto incoraggianti riguardo alla dieta mediterranea, particolarmente diffusa nel nostro Paese.
In questo caso sono state osservate e studiate circa 10.000 donne ed è emerso che quelle che avevano seguito una dieta che prevede un alto consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce, olio d’oliva e che limita l’utilizzo di carne rossa o lavorata (come la dieta mediterranea), hanno il 40% di probabilità in più di superare i 70 anni.
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