Una delle maggiori curiosità che stimolano la fantasia degli appassionati di scienze naturali è quella di conoscere quale minerale sia il più grande che sia stato rinvenuto in natura, e quasi tutti si stupiscono nello scoprire che in realtà esso è una grotta. O meglio, si tratta di un luogo da favola, nel vero senso della parola, ove sono radunati tutti insieme i cristalli più imponenti del globo e che ricorda molto la “fortezza della solitudine” di Superman.
In realtà conosciamo geodi di quarzi e barite dentro i quali potrebbe con facilità rannicchiarsi un uomo, o veri e propri monumenti di ametista, ma qui si tratta di una struttura enorme grande più di molte delle comuni piazze che troviamo nelle nostre città, ma dotata di un’ambientazione suggestiva, quasi fantascientifica. Questa splendida opera della natura avrebbe meritato di essere inserita nel nostro articolo sui minerali più belli del mondo, ma non abbiamo voluto guastarvi la sorpresa della sua descrizione.
Si trova in Messico, e precisamente nel deserto di Chihuahua, ove è rimasta sepolta per millenni sotto ad una miniera di argento. Questo luogo, scoperto nel 2002 e immediatamente battezzata “Grotta dei cristalli di Naica” dal nome della località in cui si trova, ha immediatamente attirato l’attenzione di tutti gli studiosi, ma la sua origine è rimasta un mistero, fino al momento in cui Juan Manuel García Ruiz, uno dei primissimi scienziati ad avervi accesso, non ha rivelato i motivi della sua formazione con un articolo sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
García Ruiz ha calcolato che questi cristalli crescono al ritmo pari allo spessore di un capello ogni 100 anni, e ha aggiunto che “La crescita è talmente lenta che fino ad oggi era quasi impossibile da misurare. Ci siamo riusciti in questo studio perché abbiamo progettato un microscopio con l’ Università di Sendai, in Giappone. Questo strumento ci ha permesso di stimare che alcuni dei cristalli sono cresciuti in circa un milione di anni“.
Va specificato che il microscopio progettato a Sendai è uno degli strumenti più perfezionati al mondo, ed ha permesso di osservare i micrometrici accrescimenti dei cristalli di gesso prelevati nella grotta e di studiarne le modalità. L’intuizione definitiva è stata quella di constatare che a temperature tra i 58° e 60° si raggiunge in questi campioni l’equilibrio tra precipitazione e scioglimento. Il cristallografo spagnolo, collaborando con L’università giapponese ha rischiato la vita, assistendo di persona allo tsunami che ha colpito il territorio nipponico.
Alcuni dei cristalli di selenie che formano la grotta sono letteralmente monumentali, arrivando a misure di
10 metri di altezza per 2 di larghezza, mentre l’intera camera in cui sono ospitati da millenni misura 50 metri per 40, con un’altezza massima di 12 metri, la dimensione di un palazzotto di tutto rispetto.
Ma come ha potuto verificarsi la formazione di questa grotta così anomala e meravigliosa? È sempre García Ruiz a spiegarci che si è trattato di un’eccezionale coincidenza di eventi. Nella camera dei cristalli è sempre stata presente acqua ad alte temperature ricca dei medesimi minerali che formano i cristalli di gesso. In queste condizioni si verifica una cristallizzazione continua seppur lentissima che iniziò nel momento in cui l’acqua ha raggiunto una temperatura inferiore a 58° centigradi. Il fatto di essere proprio sotto una miniera di argento attiva ha provocato un drenaggio verso l’esterno che l’ha portata alla luce.
Attualmente, per via dei lavori che fervono nelle miniere limitrofe, la camera è asciutta, per cui i cristalli hanno smesso di crescere, ma gli scienziati ritengono che portata alle condizioni naturali i cristalli di selenie potranno diventare ancora più grandi e stupefacenti. Ma di questo se ne accorgeranno, se ci saranno, solo le generazioni che verranno tra qualche centinaio d’anni.
La foto del titolo è di National Geographic.