La pausa caffè incentiva i lavoratori?
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Se ne parla da un po’ e alcune aziende l’hanno istituzionalizzata. Ma è proprio vero che la pausa caffè incentiva i lavoratori? Abbiamo voluto approfondire l’argomento, di cui ha recentemente parlato anche Scienze Fanpage.

A sostenere questa tesi sono tra gli altri Emily M. Hunter e Cindy Wu, della Baylor University, in uno studio dal nome: “Give Me a Better Break: Choosing Workday Break Activities to Maximize Resource Recovery”. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Applied Psychology.

Come campione statistico sono stati osservati 95 lavoratori di età compresa tra i 22 e i 67 anni. Dalle loro esperienze sono state estratte e analizzate ben 959 pause lavorative, escluse quelle in cui ci si reca in bagno.

La pausa caffè incentiva i lavoratori?
La pausa caffè gratifica il lavoratore e conviene al datore di lavoro.

Successivamente è stato tracciato un modello di come la pausa dovrebbe essere per meglio incentivare la resa e la soddisfazione del lavoratore. Ne è derivato che la pausa dovrebbe essere programmata per la metà del pomeriggio e dovrebbe essere gestita in piena autonomia dal lavoratore, libero di pensare o fare qualsiasi cosa lo gratifichi in quel momento. Poco importa se la si vuole dedicare a parlare di lavoro o a fissare il soffitto, l’importante è che la scelta sia del lavoratore.

I risvolti benefici sono molti: una pausa gratificante dona motivazione al lavoratore, ne aumenta l’energia e la capacità di concentrazione, prevenendo inoltre il mal di testa e l’affaticamento. La durata della pausa non deve essere lunga: meglio farne più di una ma brevi.

In definitiva la pausa è salutare per il lavoratore e conveniente anche per il datore di lavoro.

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Di aletave

Dottore in Scienze Naturali, copywriter e blogger. Fondatore di questo blog.

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