Lo squalo bianco attacca piccoli odontoceti nello stesso modo con il quale attacca pinnipedi e umani: un rapido morso iniziale che sorprende e uccide o inabilita l’animale (Tricas e McCosker, 1984; Klimley, 1994).
Questo attacco può variare quando caccia delfini o focene. Gli odontoceti hanno un sonar diretto anteriormente e un campo di visione laterale, così un attacco a sorpresa dovrebbe avvenire nella “area cieca”o da sopra, da sotto o da dietro per evitare la rivelazione visiva o del sonar.
Per evitarla, sembra che lo squalo bianco focalizzi i suoi morsi su particolari aree del corpo del cetaceo. Sulla base dell’orientazione del morso su cetacei vivi o morti, sembra che lo squalo preferisca mordere principalmente in 4 aree del corpo dei cetacei:
– Peduncolo caudale;
– Regione urogenitale;
– Area addominale;
– Dorso .
I morsi sulla testa e sui fianchi sono meno comuni. Un attacco iniziale non efficace, o comportamento “bite-and-spit” (Tricas e McCosker, 1984; Klimley, 1994), potrebbe permettere ad alcuni animali di sopravvivere e scappare con minori ferite, ma questo comportamento di predazione è da tempo scontato.
Il peduncolo caudale è l’area più vulnerabile perché un solo morso ben assestato può lacerare i muscoli del nuoto e i vasi sanguigni maggiori (Burne, 1952), immobilizzando il cetaceo. Precedenti relazioni sulla predazione dello squalo bianco verso i cetacei confermano che questa area del corpo è attaccata di frequente.