Carharodon carcharias, alias “squalo bianco“, appertiene alla grande Classe dei Condroitti, i famigerati pesci cartilaginei, i quali si differenziano dai cugini Osteitti in quanto possiedono cartilagine nel loro apparato scheletrico, rendendo più flessibile lo scheletro stesso.
Sulla base delle osservazioni subacquee, gli studiosi hanno riscontrato diverse tecniche di avvicinamento. La maggior parte degli squali osservati dimostra utilizzare un avvicinamento subacqueo “underwater approach” in cui lo squalo nuota appena sotto la superficie fino a circa un metro dalla possibile preda, quindi sferra l’attacco deviando la testa verso l’alto ed emergendo dall’acqua. Sono stati osservati anche attacchi con veloci balzi con il corpo che usciva solo parzialmente dalla superficie dell’acqua “surface-charge”. In altri casi più rari, gli squali bianchi utilizzano un attacco invertito “inverted approach” nel quale si presentano con il lato ventrale verso l’alto. Nonostante la maggior parte degli attacchi pare sia orientata orizzontalmente, gli attacchi verticali sono comunque molto comuni.
Sono stati osservati anche casi in cui esemplari di taglia media, in presenza di possibili prede, nuotavano tutti nella stessa area, mostrandosi a turno, con lo scopo di disorientare la vittima, lasciando ipotizzare (ma non tutti gli studiosi sono concordi su quest’argomento) che fosse in atto una sofisticata tattica coordinata di caccia di gruppo, come se i diversi squali, alternativamente, avessero il compito di distrarre l’attenzione della vittima per consentire ad un preciso esemplare preposto di sferrare l’attacco di sorpresa finale.
Gli esemplari maggiori, al contrario, cacciano sempre individualmente prediligendo gli attacchi di sorpresa dal basso o da dietro, con l’obbiettivo di limitare al massimo sia i rischi di ferite nella lotta con le prede, che il dispendio energetico.