Il Cop21, vertice di Parigi definito come “l’ultima occasione” per salvare il nostro pianeta dai rischi del riscaldamento globale e da un trend che potrebbe portare a condizioni insopportabili per la sopravvivenza di molte specie tra cui quella umana, si è chiuso con una soluzione che ha deluso non soltanto gli ambientalisti ma anche la comunità scientifica nonché molti dei governi partecipanti.
Sebbene tutti si siano dichiarati consapevoli della gravità della situazione, i meccanismi per l’applicazione delle regole sulle quali i Paesi si sono accordati avranno dei ritardi burocratici. L’accordo infatti deve essere ancora firmato, e la messa in pratica si avrà solo a partire dal 2020. Ma non è tutto: la prima verifica si avrà solo nel 2023, quando saranno passati 8 anni da oggi, con un conseguente peggioramento delle condizioni di partenza.
In particolare la comunità scientifica è insoddisfatta tra le altre cose, anche perché non è stato dato un picco di emissioni oltre

il quale un Paese non deve eccedere, e ciò è considerato un grande ostacolo alla verifica di accordi e alla determinazione di una politica comune.
Si tratta di un problema gravissimo visto lo stato della Terra e della temperatura media globale che non deve superare 2° di aumento. L’impegno di rispettare questa crescita nei termini di 1,5° concordati come limite di sicurezza è quindi abbastanza problematico e porterebbe quindi a peggioramenti molto gravi, i quali sono già stati prospettati, come la scomparsa per allagamento di molte importanti località costiere.
Anche noi di Scienze-naturali.com ci siamo già occupati della questione con diversi articoli, tra i quali il più recente spiega alcune conseguenze tragiche per il nostro Paese. La nostra penisola sarà sconvolta sotto vari aspetti a iniziare da quello territoriale, con profonde modificazioni dello “stivale”, per proseguire con quello climatico.
C’è da sottolineare inoltre che alcuni Stati, tra cui la Francia, hanno dichiarato di considerare il limite di 1,5° come un auspicio e non come termine vincolante, mentre altri hanno messo sul piatto lo smaltimento delle riserve di materiali combustibili e il loro commercio. Insomma il tutto rischia di divenire una questione politico-economica, la quale pare tenere in ben poco conto lo stato di emergenza in cui il pianeta si trova.
Possiamo solo sperare che il comportamento che pare miope da parte di alcuni governi non renda la situazione irreversibile.